Eremo di Morimondo

Eremo di Morimondo

L’Eremo di Morimondo fu fondato dai Cistercensi, che seguivano la regola di San Pier Damiani, e risale all’XI secolo. Il suo nome sembra derivare dalla casa madre francese di uno dei cinque rami dei Cistercensi: Morimond, un toponimo evocativo che suggerisce luoghi lontani dalla civiltà, dove “muore il mondo” esteriore e nasce quello spirituale.

Sulla strada che da Piobbico conduce ad Acqualagna si incontra il Fosso dell’Eremo, un affluente del torrente Candigliano, famoso per le sue acque limpide. Entrando in questo ambiente si viene avvolti da un’atmosfera unica e suggestiva, ideale per chi ama la natura e l’avventura. L’area è particolarmente frequentata dagli appassionati di arrampicata: le pareti calcaree, di ottima qualità, offrono diverse vie attrezzate con gradi di difficoltà vari, capaci di soddisfare sia i più esperti sia chi vuole avvicinarsi a questo sport. L’ambiente trasmette una tranquillità perfetta per concentrarsi durante la scalata.

Tra le vie più impegnative, ad esempio, vi è una parete di grado 6a o 6b, non adatta ai principianti, ma accessibile a chi ha esperienza. Salendo lungo il sentiero per circa mezz’ora, si giunge all’Eremo di Morimondo, dove rimangono ruderi suggestivi e un’arcata gotica ben visibile. Nei dintorni si trovano anche grotte che probabilmente furono utilizzate dai monaci eremiti.

La chiesa principale, oggi parzialmente crollata, probabilmente aveva una navata unica con copertura a tetto semplice o a capriate in legno, e un’abside semicircolare o poligonale. L’arcata gotica ancora visibile indica l’introduzione di elementi di transizione verso lo stile gotico, con aperture più alte e strette che avrebbero illuminato l’interno in modo suggestivo. La semplicità cistercense prediligeva linee pulite, poche decorazioni e un’attenzione particolare alla luce naturale, che filtrava attraverso finestrelle strette e alte, creando un’atmosfera raccolta e meditativa.

Attorno alla chiesa si sviluppavano ambienti monastici essenziali: celle per i monaci, locali per la preghiera e la meditazione, e piccoli refettori. Le grotte naturali circostanti probabilmente fungevano da celle o spazi di ritiro per i monaci eremiti, in perfetta sintonia con la regola di vita cistercense, basata su isolamento, silenzio e preghiera. È facile immaginare un piccolo chiostro, centro dell’attività comunitaria, con un cortile interno e un pozzo o una cisterna per l’approvvigionamento idrico.

Storia e Leggende

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Nel XIV secolo l’eremo possedeva tre parrocchie: S. Sofia dell’Orsaiola, Pieve del Colle (Urbino) e S. Pietro in Prato (Cagli). Protetto dai Brancaleoni di Piobbico, raggiunse il suo massimo splendore in questo periodo. Ancora oggi il luogo emana una quiete e una magia che attraggono i viandanti desiderosi di immergersi nel silenzio e nella natura aspra e suggestiva. L’atmosfera è sospesa, fuori dal tempo, regalando sensazioni uniche a chi lo visita. Nel XV secolo l’eremo declinò e divenne priorato, fino al definitivo abbandono nel 1781, in seguito a un devastante terremoto che colpì l’intera zona. Nel 1800 la chiesa fu sconsacrata: il titolo trasferito alla parrocchia di San Lorenzo di Rocca Leonella e la campana sistemata nel Santuario di Val d’Abisso.Proseguendo lungo il sentiero si raggiunge il punto più alto, dove si trova una rupe famosa per un antico racconto locale: qui, in epoca remota, una donna si gettò insieme al suo cavallo. Questo luogo, carico di storia e mistero, completa l’esperienza di chi visita il Fosso dell’Eremo, tra natura incontaminata, suggestioni storiche e leggendarie.