Santuario di Santa Maria in Val d'Abisso
A sud-est dell’abitato di Piobbico sorge il Santuario di Santa Maria in Val d’Abisso, edificato su un colle da cui si gode un panorama mozzafiato su una zona selvaggia del Monte Nerone. Qui si erge, visibile anche a occhio nudo, una roccia sporgente dalle pareti verticali e caratterizzata da un ampio foro, conosciuta come “Balza Forata”.
La Balza Forata, roccia verticale con un ampio foro, è legata alla leggenda del passaggio miracoloso di un’immagine della Madonna, la quale avrebbe fatto sgorgare un rivolo d’acqua tuttora considerato miracoloso. Geologicamente, la forra si è formata per erosione e crolli di caverne carsiche. Dal Santuario partono vari sentieri escursionistici, tra cui il Sentiero CAI n° 1 (oggi 200 SI e 201), che raggiunge la vetta del monte passando dalla Balza Forata e separando la Val d’Abisso dalla Gola dell’Infernaccio.
Il Santuario fu fondato nell’XI secolo come “Santa Maria in Mavi”. La leggenda narra che la Vergine Maria apparve a pastorelli sul monte, che trovarono una tavoletta con la sua effige e la portarono a valle, dando origine al Santuario nel 1280. Nel 1478 Nicolò di Federico Brancaleoni volle essere sepolto nella chiesa, che nel 1489 fu affidata ai Servi di Maria su invito dei conti Roberto e Federico II Brancaleoni.
Nel 1850 il Santuario fu ampliato con la costruzione di una cappella dedicata alla Madonna, con un’ancona rinascimentale voluta da Padre Simone da Cremona (1529). Tra il 1974 e il 1976 fu ristrutturata con un altare in pietra del Furlo, mentre la tavola sacra, molto ritoccata, è abbellita da angeli bronzei dello scultore Vincenzo Montrone (XVI secolo). Negli anni ’50 furono restaurati il soffitto e tre affreschi di scuola umbro-marchigiana del XIV-XV secolo, commissionati da Antonio Felici da Piobbico (1519) e attribuiti a Fabrizio Fabrizi di Sant’Angelo in Vado: il Battesimo di Gesù, l’Annunciazione e una testa di Sant’Antonio Abate.
Architettura
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La struttura del Santuario di Santa Maria in Val d’Abisso è realizzata con muri portanti in pietra locale di notevole spessore, che conferiscono solidità e austerità all’edificio. La facciata è caratterizzata da un portico costruito in epoca posteriore, con archi in mattoni sorretti da quattro colonnine in pietra dai capitelli rozzi. Il portale centrale in pietra bianca scolpita reca lo storico esametro latino: “Nosque Theotocos tibi sevos aspice primo et quemcunque tuum Parthenos viset asilum”, mentre sopra di esso si apre un semplice rosone. A destra dell’edificio si erge il campanile con cella campanaria in mattoni. All’interno, la pianta a navata unica in stile romanico risulta sobria, scandita da cinque capriate a vista, e si chiude con un presbiterio ad abside curva che ospita un crocifisso in maiolica di Valerio Valeri (Civita Castellana). L’abside è coperta da una volta a cupola semisferica con costoloni in pietra, mentre la cappella dedicata alla Madonna presenta una volta a botte decorata con motivi a quadrati e losanghe. Nel XVIII secolo la chiesa contava sette altari: sei lungo le pareti e l’altare maggiore al centro dell’abside. Tra questi, alcuni erano dedicati a S. Filippo Benizzi, all’Assunta, all’Annunziata, all’Addolorata, alla Madonna di Val d’Abisso e alla Concezione. Particolarmente rilevante è la pala dell’Assunzione della Vergine, attribuita a Raffaellin del Colle (1524-1532) e commissionata da Antonio e Roberto Brancaleoni, con santi dipinti sulle ante di chiusura: S. Antonio Abate, S. Sebastiano, San Francesco d’Assisi e S. Gerolamo. La luce naturale entra attraverso tre monofore sulla parete destra, mentre sopra l’ingresso è presente una cantoria priva di organo. Degni di nota sono anche gli affreschi cinquecenteschi, come quello raffigurante la Vergine e il bambino tra San Filippo Benizi e il Beato Barbetta, così come i restauri del 1960 che hanno riportato alla luce il Battesimo di Gesù, l’Annunciazione e una testa di S. Antonio Abate.