Origini e ascesa della famiglia Brancaleoni

Origini e ascesa della famiglia Brancaleoni

La famiglia Brancaleoni appare nelle fonti a partire dal XIII secolo come una delle casate più influenti dell’Appennino umbro-marchigiano. Il loro potere si consolidò attorno al Castello di Piobbico, che divenne il fulcro della signoria.

La famiglia Brancaleoni appare nelle fonti a partire dal XIII secolo come una delle casate più influenti dell’Appennino umbro-marchigiano. Il loro potere si consolidò attorno al Castello di Piobbico, che divenne il fulcro della signoria.

Situati in un’area di confine tra lo Stato della Chiesa e il contado di Urbino, i Brancaleoni seppero sfruttare la posizione strategica per affermare una certa autonomia, pur dovendo spesso confrontarsi con signorie più potenti.


Consolidamento della signoria

Nel corso dei secoli XIV e XV, i Brancaleoni ampliarono la propria influenza politica e territoriale. L’autorità della famiglia si basava non solo sul controllo militare, ma anche sulla capacità di gestire reti di alleanze e fedeltà vassallatiche. Il castello, con le sue mura possenti e i suoi cortili interni, rifletteva il prestigio raggiunto dalla casata e la sua funzione di centro amministrativo e simbolico.


Struttura della signoria e rami familiari

Nel 1318, i fratelli Pazzo e Federico, eredi di Montefeltrano, divennero conti congiunti di Piobbico, dando vita rispettivamente al "primo ramo" (da Pazzo) e al "secondo ramo" (da Federico) della famiglia. Il secondo ramo si estinse nel 1615, con la confisca dei suoi beni da parte del duca di Urbino. Il primo ramo continuò fino alla linea maschile di Pietro Maria, deceduto nel 1729, dopo di che la discendenza proseguì in linea femminile fino all’abolizione della contea nel 1816.


Rapporti con il Ducato di Urbino

I Brancaleoni di Piobbico mantennero una certa indipendenza fino al XVI secolo, ma ebbero momenti di tensione e sottomissione con il Ducato di Urbino.

Nel 1576, Antonio II Brancaleoni, vincitore della battaglia di Lepanto, giurò fedeltà al duca Francesco Maria II, ottenendo privilegi eccezionali rispetto ad altri feudatari.

Già nel medioevo, durante il papato di Martino V, il ducato di Massa Trabaria (inclusa Piobbico) fu sottratto ai Brancaleoni e consegnato al Ducato di Urbino, a testimonianza della pressione esercitata sulla casata.

In ambito architettonico, il Castello (o Palazzo) Brancaleoni riflette queste influenze: rimaneggiato tra il XIII e il XVI secolo, fu trasformato in una dimora rinascimentale con un cortile d’onore progettato da Baccio Pontelli per volere del conte Guido Antonio I Brancaleoni, che era capitano del duca Federico da Montefeltro. All’interno si trovano affreschi, stucchi e sale come la “camera greca” che testimoniano l’importanza culturale della famiglia.


I luoghi sacri e simbolici della famiglia

I Brancaleoni dimostrarono devozione e legame con il territorio anche attraverso la protezione di luoghi sacri, tra cui:

  • Il Santuario di Santa Maria in Val d’Abisso, uno dei più antichi edifici religiosi locali, frequentato e beneficato dalla famiglia, dove molti membri scelsero di essere sepolti.

  • L’Eremo di Morimondo, attestato fin dal 1205 e sostenuto dalla famiglia come luogo di sepoltura e culto legato alla spiritualità cistercense.